Kodak, ecco cosa produrrà adesso

Kodak, ecco cosa produrrà adesso

E’ il 30 settembre 2011 quando Eastman Kodak, storica multinazionale leader nel campo della produzione di apparecchiature per la fotografia analogica e digitale crolla vertiginosamente in Borsa. Quel giorno, infatti, il suo indice perse oltre il 49% e venne sospeso.
Le voci di un’imminente bancarotta diventano fondate, anche perchè la compagnia aveva un buco di bilancio, alimentanto anche da un ultimo prestito di 160 milioni di dollari che si andava a sommare agli oltre 3,4 miliardi di chiesti durante gli ultimi anni per il rilancio dell’azienda ed evitare il crack.
Ripercorri la storia della Kodak e la causa del suo fallimento
Così, a inizio 2012 la storica società ripone le armi e richiede la bancarotta assistita, che le viene concessa nel settembre dello stesso anno, trasformando l’ex colosso della fotografia in società specializzata nella produzione di tecnologia per la stampa, ma senza vendere più nulla direttamente ai consumatori.
A determinare il fallimento è la mancanza di liquidità, ma soprattutto l’incombere delle nuove tecnologie digitali, verso le quali l’azienda punta il dito contro. Si avvia il piano di ristrutturazione di bilancio, intento a sanare un debito di 6,75 miliardi di dollari. La prima cosa che bisogna fare è stringere la cinghia e ridurre i costi, iniziando dai tagli sul personale: solo nel settembre 2012 l’azienda ha tagliato oltre 1.000 posti di lavoro dei 2.700 previsti per l’intero anno, per un risparmio che si aggira intorno ai 330 milioni di dollari. Il controllo della “nuova” Kodak passa nelle mani dei suoi creditori, che accettano di acquistare l’85% delle azioni della società riorganizzata, portando più di 400 milioni di dollari alla compagnia.

Il logo originale della Kodak non è quello che tutti conosciamo. Guarda com’era

Con un’azienda più snella, Kodak passa da leader nel campo della fotografia a specializzata nella tecnologia: è la mission del nuovo cda che la descrive come “leader tecnologico in grado di servire i mercati commerciali delle immagini, come la stampa a livello commerciale e i servizi professionali”.
Un iter lungo e pieno di sacrifici che però ha evitato all’azienda la disastrosa situazione. Dopo 20 mesi dal ricorso al Chapter 11 che ha determinato il piano di interventi, Kodak è uscita dalla bancarotta: “Siamo usciti dalla bancarotta come azienda dedicata alle tecnologie per immagini”, è quanto dichiarato un mese fa dall’AD Antonio Perez. L’obiettivo è ora quello di diventare un forte concorrente nel mercato delle immagini dedicato alle aziende, non prima però di uno spin-off del business dedicato ai documenti e alle immagini personali.
In particolare, l’azienda ha deciso di puntare sulla vendita di stampanti ad inchiostro e servizi commerciali alle altre imprese. Prossima è una collaborazione con la Timsons e altre partnership sono in cantiere. Una sfida diretta contro le più grandi rivali, come HP e Canon, ma anche nel settore del packaging sfidando DuPont. Una spinta verso il futuro, senza dimenticare le tradizioni: Kodak continuerà infatti la produzione di pellicola cinematografica.

fonte: Yahoo finanza

Google Glass non ancora in vendita, molti in Usa pensano già di vietarli

Stati e città chiedono misure per guidatori, casinò e locali contro il dispositivo

New York, 7 mag. (TMNews) – Mentre aumentano le attese per il lancio dei Google Glass, Stati e città negli Stati Uniti stanno già pensando a misure per vietarne l’uso in determinate circostante.

Come riportato dal New York Times, un bar di Seattle, nello Stato di Washington, ha già preventivamente detto di non accettare l’uso del dispositivo tra le sue mura, considerate “una sorta di luogo privato”. Molti casinò a Las Vegas non daranno il benvenuto a chi li indosserà. I legislatori del West Virginia stanno già lavorando per rendere i Google Glass illegali alla guida. Per gli esperti di legge questo è solo l’inizio.

L’ultima trovata tecnologica dal lancio di iPhone e iPad sembra destinata insomma a creare un dibattito acceso. I rischi a cui i Google Glass sono asssociati riguardano distrazioni al volante e violazione di quel po di privacy rimasta alle persone quando sono in luoghi pubblici. Alcuni esperti di legge paragonano il dispositivo a un nuovo strumento che rende tutti dei paparazzi perché capaci di catturare ogni incontro e diffonderlo sul web in pochi secondi.

Nell’aprile del 2012 Google ha presentato Glass, un ambizioso progetto per realizzare occhiali che mostrano informazioni rilevanti per chi li indossa, come indicazioni stradali, aggiornamenti dai social network e altre notifiche. A distanza di un anno, i primi prototipi sono diventati una versione quasi definitiva di Glass.

Int7

fonte: http://www.tmnews.it

Youtube, arrivano i canali a pagamento

RIVOLUZIONE per il celebre sito di videosharing

Youtube, arrivano i canali a pagamento

Al via con 50 sezioni tematiche: gli abbonamenti partiranno da 1,99 dollari al mese

Ci siamo. Questa settimana potrebbe essere quella buona: Youtube starebbe per togliere il velo ai suoi canali a pagamento. L’indiscrezione è del Financial Times, che torna sulle voci diffuse dal portale specializzato Adage a fine gennaio. Nella fase di lancio la novità coinvolgerà 50 canali tematici con abbonamenti che partiranno da 1,99 dollari al mese.

 

RIVOLUZIONE VIDEO – Si tratta di una vera e propria rivoluzione per la piattaforma di proprietà di Google e di un’ulteriore indicazione della direzione che i produttori di contenuti stanno prendendo in Rete: quella della diffusione del materiale a pagamento. In principio è stata l’industria discografia, proprio una settimana fa iTunes ha spento dieci candeline; seguita più recentemente dall’editoria giornalistica, il New York Times ha ottenuto in un anno 450mila sottoscrizioni. Con i suoi nuovi canali Youtube andrà a giocarsela sul campo presidiato dai servizi di streaming a pagamento come Hulu o Netflix, colossi da milioni di abbonati che non sono (ancora) disponibili in Italia. Non si conoscono i partner che hanno sposato all’iniziativa. Contattato da Corriere.it, un portavoce di Google non si è sbilanciato sulla questione: “Al momento non abbiamo nulla da annunciare, tuttavia stiamo creando un sistema di sottoscrizioni ai canali a pagamento che potrebbe offrire ai nostri utenti ancora più contenuti su Youtube e a chi crea contenuti un’ulteriore fonte di entrate, in aggiunta ai modelli che già offriamo, basati sulla pubblicità e sul noleggio”. Entro i nostri confini Youtube collabora già in un’ottica di veicolazione gratuita e supportata dalle sponsorizzazioni con diverse realtà come Rai, La7 e Cielo. Le pay tv Sky e Mediaset Premium hanno invece già autonomamente riversato online l’offerta televisiva dedicata ai loro abbonati.  Con il modello di business attuale, Youtube si candida a chiudere il 2013 con entrate pari a 2 miliardi di dollari. La previsione è dell’analista di Pivotal Research Brian Wieser. Nei prossimi anni, secondo Bernstein Research, i ricavi potrebbero superare quota 15 miliardi, allineandosi a giganti come CBS e Viacom. 

Martina Pennisi

 

fonte: www.corriere.it/tecnologia/